23 dicembre 2007

APERITIVO LUNGO PER UN 2007 CHE LO E' STATO ALTRETTANTO

DOMENICA 23 DICEMBRE - Dalle 17 alle 20 - al circolo Lenin di Via Ovada 1:
APERITIVO DI FINE ANNO

Il 2007 è agli sgoccioli.
C'è che direbbe finalmente. E'stato un anno lungo, a tratti difficile. Anche per noi, di Rifondazione.
Il governo di cui facciamo parte ha dimostrato di non rispondere alle nostre attese, come, troppo spesso, alle aspettative del popolo che lo ha eletto.
In Italia, ma anche nei nostri quartieri, c'è stata l'avanzata prepotente di una cultura di intolleranza e di malcelata xenofobia diffusa, che ha spinto molti e tutt'ora spinge a chiedere epurazioni di massa per gli stranieri. Il 2007 si sta chiudendo con la Moratti, sindaco di Milano, che vorrebbe non concedere la residenza a chi non ha reddito. Vorrebbe fare di Milano una città basata sul censo. Come nel Medioevo.

Fortunatamente il 2007 ci ha dato anche qualcosa di buono. La nascita di una Sinistra unita, ad esempio. Era molto tempo che lo auspicavamo e tentavamo di farlo: il fatto che oggi sia realtà ci fa sperare per il futuro.

Festeggiamo l'anno che finisce, sia perchè è finito sia perchè il 2008 sia un anno nuovo, per la crescita della cultura di Giustizia sociale che vorremmo vedere egemone ovunque.

Vi aspettiamo, al nostro aperitivo, vi aspettiamo per augurarvi buon anno e buon Natale se vi piace, magari scambiandoci qualche idea su cosa vorremmo fare ed essere nell'anno che verrà.
DOMENICA 23 DICEMBRE - Dalle 17 alle 20 - al circolo Lenin di Via Ovada 1:

22 dicembre 2007

1328!!!!! ORA BASTA



1328: milletrecentovenotto morti ogni anno. E' la media dei caduti sul lavoro tra il 2003 e il 2005: poco meno di 4,5 morti al giorno di cui una è una donna. Nel 2006, 1280 "morti bianche". Il 2007 non mostra segni di inversione di tendenza. questo succede in italia, uno dei paesi più ricchi al mondo.

Le morti sui luoghi di lavoro non sono incidenti. dipendono dall' avidità di chi rifiuta di rispettare le norme sulla sicurezza e dal disprezzo per la vita. la vita degli altri, naturalmente, la vita di chi per tirare avanti è magari costretto a camminare ore e ore di seguito su di una impalcatura a trenta metri dal suolo, senza protezioni di sorta. E dipendono anche dalla mancanza di leggi più stringenti. E del controllo da parte di chi sarebbe titolato nel farlo.

Per questo ti chiediamo di partecipare alla catena umana di sabato 22 dicembre mattina alle ore 11.00 in Piazza Duomo. Per ricordare chi è morto e per costruire un nuovo percorso legislativo in questo campo.

19 dicembre 2007

Prossima Proiezione Cascinema


Mercoledi 19 Dicembre h 21
sarà proiettato il bellissimo film
ME and YOU and EVERYONE WE KNOW
di Miranda July
Vi aspettiamo con i vostri amici in Cascina Monterobbio!

24 novembre 2007

CENA in Cascina Montrobbio


Il Parco Agricolo Sud, il nostro polmone, il nostro foraggio...

Sabato 24 Novembre 2007, alla cascina Monterobbio, Rifondazione Comunista Barona, organizza la

CENA PARCO SUD

Con succulenti piatti rigorosamente preparati con materie prime provenienti dal Parco Agricolo Sud.

Menù e dettagli arriveranno presto.

Intanto, se volete iniziare a prenotarvi, oppure dirci che volete darci una mano ad organizzarla, chiamateci o mandateci e-mail a rifondazionebarona@inventati.org

01 novembre 2007

UN CONTRIBUTO ALLA DISCUSSIONE

Alleghiamo questo interessante contributo alla discussione dulla sinistra che proviene da alcuni compagni di Rifondazione di Milano. Ne parleremo al circolo MARTEDI' 5 Novembre

Reputiamo Interessanti gli spunti offerti e condividiamo lo spirito di apertura al dibattito che rappresentano:


LA SINISTRA CHE VERRA’ VOGLIAMO FARLA INSIEME.

La crisi della sinistra di alternativa, e di Rifondazione in essa, è una realtà, l’idea stessa di sinistra rischia di essere cancellata dalla geografia politica.

E’ una crisi di carattere strategico e progettuale.

Spesso non siamo in grado di dare risposte alle nuove domande della società.

Siamo abituati a dar forza alle nostre idee con la mobilitazione di donne e uomini, la caduta della partecipazione ci rende afoni.

Camminare insieme e comprendere il problema, individuare ed agire le soluzioni sono rinnovate necessità.

L’esperienza di governo ha evidenziato l’inadeguatezza della sinistra di alternativa e sta creando scontento e disillusione e non producendo i risultati per cui abbiamo nutrito molte speranze. Il patto programmatico faticosamente raggiunto è continuamente disatteso. Forte è il distacco tra il governo ed il popolo della sinistra.

Riteniamo che ciò debba anche essere considerato frutto (e non causa) della debolezza della sinistra politica, sociale ed ambientalista e che sia fortemente determinato dalla passivizzazione e dal disincanto di massa che nominiamo come crisi della politica. Sostenere che le ragioni di questa crisi siano da imputare quasi esclusivamente all’esperienza di governo in corso e ritenere che la soluzione sia rintanarsi e lasciare il campo porta ancora una volta ad avere un’idea subalterna e governocentrica della nostra funzione politica e sociale.

In questa condizione il nostro essere nelle istituzioni manca della forza di riequilibrio che un’organizzazione politica e sociale efficace determinerebbe.

Non siamo in grado di produrre conflittualità positiva nei confronti delle scelte sbagliate del governo e nemmeno di portare tra i lavoratori ed i cittadini i frutti positivi del nostro impegno nel “palazzo”.

L’obiettivo può essere solo quello di ricostruire un protagonismo di massa politico e sociale.

Questione dirimente è pensare a “come”.

Negare o sottovalutare il problema, cercare scorciatoie identitarie, volontaristiche o neo-estremiste serve solo a determinare visioni sbagliate della realtà, prima di tutto per chi le pratica. Tali comportamenti incrementano la frattura esistente tra la sinistra tutta, e in primis Rifondazione, e una società che ha bisogno delle battaglie che potremmo condurre, ma che di fronte alla non concretezza dei progetti e alla precarizzazione delle esistenze non ha il tempo di perdersi in riflessioni velleitarie e poco concrete.

Lavoratori e studenti, pensionati e immigrati, precari, omosessuali, tutti dovrebbero poter incontrare proposte, progetti e lotte con obiettivi chiari e raggiungibili, pratiche di iniziativa politica partecipate e diffuse sul territorio.

Se la politica non è questo tutti dovranno lasciar perdere, non necessariamente solo per disprezzo dell’inconsistenza dimostrata, ma molto semplicemente perché riterranno più opportuno cercare altrimenti la soluzione dei problemi reali che quotidianamente affrontano. E la politica si ridurrà a pratiche da ceti ristretti.

Come militanti, donne e uomini, abbiamo un compito alto e difficilissimo, quello di essere tra i riedificatori della Sinistra nella nuova fase che si sta aprendo, ma stiamo affrontando questo compito senza riuscire a sviluppare un minimo livello di elaborazione collettiva e diffusa, di attivismo comunitario.

Per quanto riguarda il Partito sarebbe irresponsabile non tener presente la forte crisi che stiamo attraversando: di consenso, di credibilità, di rapporto di massa, di militanza, di proposta culturale. Nella profonda transizione in corso, la nostra comunità di militanti rischia di disperdersi, per sopravvivere solo a livello di micro-gruppi.

Ci manca la spinta motivazionale, l’analisi e l’elaborazione, quello che deve produrre una comunità politica come è stata e può continuare ad essere Rifondazione a Milano, per compiere lo sforzo di edificare un nuovo immaginario che ci permetta di avere la forza necessaria a riflettere ed agire collettivamente, per pensare e sperimentare alternative di società.

Abbiamo bisogno di un progetto ambizioso e coraggioso.

Per questo riteniamo che sia necessario e possibile aprire un processo di rinnovamento e ricostruzione politico-culturale-sociale che restituisca a Milano ed al Paese una sinistra ampia, radicata e capace di attivare e praticare processi di trasformazione. In questo processo la comunità di Rifondazione ha un ruolo importante e una responsabilità a cui non può sottrarsi.

Oggi in Rifondazione la discussione politica è spesso sostituita da un indefinito miscuglio di elaborazioni politiche, competizioni sugli organigrammi, composizioni di mosaici tra correnti...che diventano spifferi, ormai sfiorando il ridicolo di essere gruppetti statici ed autoreferenziali di fronte ad una società che muta e travolge e stravolge tutto ad una velocità altissima, soprattutto in una metropoli come Milano.

In Rifondazione l’esigenza di costruire progetti che ci accomunino nel senso di essere comunità pare essere patrimonio condiviso da ampi strati di militanti e simpatizzanti dell’organizzazione (come dimostra anche la recente conferenza di organizzazione provinciale del PRC) ma permangono ampi limiti di tipo politicista o di difesa identitaria o peggio micro-identitaria.

In questa fase all’elaborazione di teorie più o meno alte è imprescindibile affiancare la concretizzazione di queste idee, la realizzazione di esempi, di pratiche innovative.

Qui sta uno dei nodi della problematica fase che stiamo affrontando: di fronte all’offensiva dell’antipolitica, all’offensiva delle formule normalizzatrici, abbiamo da affrontare stati di disillusione, sfiducia, rinuncia a qualsiasi idea di alternativa.

Per questo dobbiamo avere la capacità di trasformare la politica in atti concreti, percepibili e comprensibili da parte delle masse.

Oggi non siamo in grado di fare la politica della concretezza, una politica che sappia coinvolgere chi non ne può più di discussioni fini a se stesse e che riconosce perfettamente che la discussione o il dibattito che non sono accompagnati da sperimentazione concreta, dall’attivazione delle mani a fianco dell’intelletto, produce livelli di analisi facilmente bassi e disarticolati dalla dimensione concreta con la quale dovrebbero misurarsi.

Dobbiamo fare qualcosa di sinistra, un soggetto di sinistra... Ma come si fa sinistra?

Qualche risposta in più verrebbe forse riconoscendo e vivendo questa fase che mette in discussione elementi chiave del vivere comune e del fare politica. Con la scomparsa della sinistra politica siamo a rischio di lasciare un vuoto che sarebbe presto riempito dall’opzione normalizzatrice del PD … infatti i vuoti in politica non esistono.

Nel corso degli anni il percorso della Rifondazione Comunista e lo stare nei movimenti sociali ci ha permesso di sviluppare un’evoluzione comunitaria del nostro essere uomini e donne politici. Sono state elaborate le scelte da compiersi per essere attori politici di strada, dentro la comunità. E’ stata determinata la volontà di essere portatori di una cultura del fare politica rinnovata, che cercasse di porre rimedio ai non pochi problemi causati da un approccio ortodosso al fare politica ed da una tendenza egemonica che abbiamo imparato a “ cambiare”. Cambiano i tempi, cambiano le fasi ed è così che si incrociano e contaminano culture plurali.

Tutto questo l’abbiamo fatto perché convinti della giustezza delle nostre idee e della forza della nostra causa, ora dobbiamo saper attingere dal nostro percorso per trovare la forza di camminare insieme noi e altri con noi per organizzare delle alternative di società qui e ora.

Il nostro mettere nero su bianco riflessioni, idee, aspirazioni rispetto all’organizzazione di cui facciamo parte è un’iniziativa che parte dall’essere e voler essere militanti, attivisti. La spinta viene anche dalla percezione, dolorosa, del fatto che non siamo in grado insieme ai nostri compagni di cammino di creare un’iniziativa politica che sia incisiva e di largo respiro, pur vedendo intorno a noi molte energie, disponibili ma che ancora restano tra loro scollegate.

Per questo bisogna aprire una vera discussione politica. La questione valoriale deve essere sollevata, la politica di elaborazione deve tornare al centro.

Dobbiamo occuparci del partito, certo! Anche! ma per parlare di principi, idee e progetti, non di nomi, di organismi, di più o meno correnti. Perché idee innovative incidano sul modo di agire e di organizzarsi della comunità del partito e della comunità di cui il partito fa parte.

Dobbiamo pensare e organizzarci, avendo ben presente cosa vogliamo:

· Vogliamo guardarci indietro e poi avanti, perché la comunità politica che ha condiviso il percorso della Rifondazione ha oggi a disposizione un bagaglio di valori, elaborazioni ed esperienze che sono la base per far partire il percorso di riunificazione di una Sinistra nuova, ma anche, e non meno importante, sono la base del modo con cui relazionarci ad altri attori di un progetto per un’Alternativa di Società.

· Vogliamo che il partito sia un luogo da cui idee e cultura comunista e culture diverse vengano messe a frutto per fare della politica concretezza, capacità di parlare e di ascoltare bisogni e idee dei cittadini.

· Vogliamo che l’organizzazione infonda una fiducia nei suoi attivisti tale da poter essere attori e costruttori di collettività in cui sia possibile fare progetti in regime di stretta cooperazione tra culture diverse e intenti comuni.

· Vogliamo che l’iniziativa politica sia intrapresa con spirito e pratiche radicali e nonviolente. Vogliamo che la non violenza serva come modo di operare e di mettersi in relazione ad una comunità ampia, diversificata, in cui le differenze diventino valore e non ostacoli. E ricordiamoci che i compagni e le compagne non sono ostacoli da abbattere ma risorse da coinvolgere, e che idee diverse e diversi modi di fare, pensare, organizzare e comunicare non sono contro qualcosa o qualcuno, ma per costruire e valorizzare. Vogliamo essere nonviolenti e rivendicare che i Partigiani hanno fatto bene a combattere il Fascismo. Nonviolenti perché il relazionarsi nonviolento è alla base di ogni dinamica comunitaria partecipativa, serve per conoscersi meglio, serve per fare l’unità della sinistra. Vogliamo una politica basata sulla nonviolenza perché serve a capire come affrontare il difficile tema del potere e di come si pratica, serve per avere un’idea del potere diversa da quella dominante. Vogliamo non meno di tutto il resto che la nonviolenza sia un modo di essere che sappiamo articolare fin nel più piccolo particolare del fare politica insieme, in modo concreto, adottando tecniche e modi innovativi, sapendo sperimentare ma anche scardinare quello che non funziona.

· Vogliamo lavorare in e con reti sociali perché chi fa parte di un partito comunista sa che le risorse stanno nella società, nelle lavoratrici e nei lavoratori.

· Vogliamo che un’organizzazione come Rifondazione possa pensare progetti di discussione, aprire spazi di confronto, creare la rete che non siamo stati in grado, noi tutti della Sinistra, di mantenere dopo la fase di piena dei movimenti. Ora che il fiume in piena è diventato un Delta di rivoli, spesso carsici, questi rivoli nella società portano iniziativa socio-economica oltre che politica con grandi risultati e vanno conosciuti e riconosciuti, attraversati, per confrontarsi, proporre, imparare.

· Vogliamo una comunità organizzata che capisca come le forme d’iniziativa para-politica hanno uno spessore politico fondamentale.

· Vogliamo un’organizzazione permeabile, attraversabile e capace di offrire ricchi contenuti e riflessioni. Nel 2007 per fare politica serve un’organizzazione che sia in grado di lavorare mettendo a frutto le competenze di ogni nodo della rete, e di tenere i ritmi con la vita sociale ed economica e con i tempi della politica, ma soprattutto della società.

· Vogliamo diventare una comunità in grado di essere attore di forme di conflitto che mettano in evidenza come in Democrazia il conflitto sociale nonviolento è cosa positiva perché ha obiettivi di miglioramento delle condizioni di vita, pone proposte concrete che dimostrano la risolvibilità dei problemi, è forte della positività di essere pacifici. È un fattore positivo perché è un processo che cerca una sintesi in quanto parte integrante di un regime democratico.

La politica a sinistra è in moto, è evidente, dovrebbe però essere in movimento.

La nostra cultura, il creare iniziativa, il dare risposte, il relazionarsi con altre idee, con altri progetti e con altre culture crea una politica in movimento. Movimento inteso come confronto, proposta, risultati.

Riunirsi deve significare elaborare - criticare - costruire.

Costruire vuol dire partecipare e soprattutto permettere a tutti e a tutte di partecipare, organizzare, fare iniziativa, portare avanti idee e progetti, confrontandosi con tutte le realtà interessate, pianificando risultati veri e concreti, senza rifiutare che ognuno senta la sua identità, ma capaci di riconoscerci insieme in quello che proponiamo, che costruiamo.

Si è aperta una fase a cui vogliamo partecipare portando le nostre esperienze diverse e la nostra disponibilità a metterci in discussione.

Vogliamo partire dalle nostre soggettività e percorsi per metterli in comune rispettando i ruoli e le identità di tutti/e. Vogliamo aprire uno spazio di discussione e di intervento nell’area metropolitana milanese.

Rifondazione, o forse meglio la sinistra di alternativa e radicale, a Milano e Provincia non può rassegnarsi ad essere una presenza inessenziale e in alcuni casi residuale.

Siamo compagne e compagni iscritti e non a partiti politici, abbiamo esperienze di militanza e attivismo, percorsi diversi che si sono tutti incrociati nella campagna sull’Art.18, per la difesa della Costituzione, nelle manifestazioni per la pace, a Genova nel 2001. Ripartiamo da lì conservando il patrimonio accumulato in tutti questi anni. Ripartiamo sapendo che il movimento ha permeato la politica per una lunga fase e che oggi è necessario un nuovo scatto della politica che sappia mettere a valore quel patrimonio e quelle esperienze.

Non siamo e non vogliamo essere più che compagni affini per la condivisione della volontà di essere proattivi, affrontare il problema, agire sperimentazioni. Non saremo mai una nuova corrente che si aggiunge alle troppe esistenti nella sinistra milanese e che in qualche caso fanno riferimento ad esperienze oramai abbondantemente alle spalle di tutti e spesso sconfitte. Rivendichiamo la necessità di meticciato tra esperienze e storie, sentimenti e culture, perché è una ricchezza se gli intenti sono comuni.

Ci troviamo per superare, scardinare questa idea delle microidentità che si autolegittimano nella lotta per l’egemonia su una struttura che rischia di scomparire, idea che spesso degenera nel peggior istituzionalismo e/o nel personalismo.

La sinistra ha bisogno di tutti e di tutte. Nessuno deve sentirsi estraneo o escluso, nessuno deve sentirsi nella necessità di ritagliare il proprio orticello identitario per essere ascoltato.

Abbiamo bisogno di innovazione. Non cerchiamo mete predeterminate, camminiamo insieme domandando e facciamo dell’innovazione e della sperimentazione il nostro faro guida.

Abbiamo bisogno del protagonismo di una nuova generazione di quadri, di dirigenti, di militanti e di attivisti.

Non può esistere una nuova sinistra che si riduca alla sommatoria di ceti politici preesistenti.

Abbiamo bisogno di democrazia. Democrazia diffusa, praticata e partecipata. Democrazia di ascolto e di confronto.

Abbiamo soprattutto bisogno di umiltà sapendo che non è semplicemente riproponendo come in un gioco stantio quello che sappiamo fare e che abbiamo già fatto che potremmo uscire da questa situazione di estrema difficoltà.

È per questo che volgiamo riunirci, in una discussione tra pari, libera e franca, in cui si metta a nudo il travaglio di non avere una progettualità politica di comunità.

Non vogliamo piangerci addosso, rifiutiamo questa logica, per far così si può rimanere tutti a casa propria. Vogliamo una discussione insieme per cercare questa progettualità e attraverso essa scoprire forme innovative di fare una comunità proattiva, aperta e attraversabile, ricca per l’elaborazione quanto per la capacità, concreta, di iniziativa.

Vogliamo essere a disposizione, con le nostre forze e le nostre idee della Sinistra che verrà.

Vogliamo fare politica! Insieme!

22 ottobre 2007

DOPO IL 20 OTTOBRE... ESSERE PROTAGONISTI




di Luca Gibillini

Dopo il 20 Ottobre non possono più far finta di nulla, come hanno fatto fino ad ora.

La grande manifestazione di Roma lascia il segno, forte e indelebile, della presenza in Italia di una forza vera, viva e moltidudinaria di donne e uomini che difendono e rilanciano come mai le istanze della sinistra.

Da una parte l’Informazione (i quotidiani, le televisioni, il dibattito pubblico in generale), dall’altra il Partito Democratico (nella sua nascita così “nord-americana”) potevano rischiare di far scomparire dal panorama politico tutta la complessità delle istanze della sinistra, a cominciare dalla centralità del lavoro e dei diritti dei lavoratori. Era così evidente il tentativo di eliminare dal nostro paese tutte le rivendicazioni del popolo della Sinistra in nome di un bipolarismo perfetto, ma talmente perfetto che sembrava monopolarismo.

La piazza di Roma non ha totalmente scongiurato quel rischio, ma di sicuro lo ha reso molto più difficile da compiersi.

Ora tocca a noi, dobbiamo dare continuità e gambe a quella richiesta forte e chiara che arriva da quella piazza, da quel milione (o 800.000 che fossero) di persone. Rilanciare la Sinistra, plurale e unita, capace di mobilitare persone, difendere istanze, reclamare diritti.

Ora tocca a noi, nelle città, nei quartieri, nei territori, restituire alla nostra gente una casa dove riconoscersi, dove trovare compagni di battaglie, dove partire per consegnare le città alla gente e togliere un po’ di respiro alle speculazioni imprenditoriali e territoriali.

Due giorni prima della manifestazione del 20 Ottobre, al Barrio’s, la zona 6 ha brindato alla nascita della Sinistra di zona. Ad oggi ne fanno parte 6 forze politiche e 5 consiglieri di zona. Oltre a noi, Rifondazione Comunista, ci sono i Verdi, la Lista Fo, lo Sdi, i i Comunisti Italiani e Sinistra Democratica. Grazie a loro per essere al nostro fianco in questa sfida e in questa scommessa.

Ma grazie anche ai consiglieri Acerboni e Pellizzari di Rifondazione, Scarano dei Verdi, Camerini dello SDI, Valdameri della Lista FO.

Aspettiamo che altri si aggreghino al nostro progetto, gruppi o singoli, associazioni o individui, perché lo spazio c’è ed ognuno è un pezzo importante di questo progetto.

Dobbiamo accelerare, sulla strada dell’unione a Sinistra. E’ necessario essere visibili e presenti, attenti ed efficaci, dobbiamo essere sempre di più interlocutori di questo territorio e portatori di istanze di progresso.

Restituire al dibattito pubblico le vere priorità, come ha fatto per un giorno, la manifestazione di Roma del 20 Ottobre: la lotta alla precarietà, la centralità del lavoro, la difesa dei diritti di tutti, del diritto alla sessualità, alla casa, alla famiglia, al reddito, alla cittadinanza, all’ossigeno.

Restituire al dibattito anche quell’alfabeto che i mezzi di informazione di massa hanno perso: inclusione, solidarietà, partecipazione, diritti civili, futuro, rispetto delle persone e dell’ambiente.

Rimaniamo in contatto, perché in pentola bolle molto, ma c’è ancora molto spazio.

La Sinistra è tornata, e per essere protagonista.

21 ottobre 2007

CINEMA a MODO NOSTRO


Da Mercoledì, un modo nuovo di fare cinema:
In zona.

Alla cascina Monterobbio, ogni due settimane, un film offerto da Rifondazione Barona.

un bicchiere in compagnia, due parole, un bel film, un video.

Scegliamo insieme i film delle settimane successive, porteteci i video di massimo 20 minuti che volete condividere con gli amici.

Da MERCOLEDI' 24 OTTOBRE il primo e il terzo mercoledì del mese:

CASCINEMA - Il cinema in Cascina.

20 ottobre 2007


MANIFESTAZIONE NAZIONALE
20 OTTOBRE 2007

IL RITROVO PER LA PARTENZA DA MILANO
E' ALLE ORE 06.15 (SABATO 20 OTTOBRE 2007)
ALLA STAZIONE CENTRALE
COSTO A/R 30 €
IL RIENTRO DA ROMA E' PREVISTO
INTORNO ALLE H. 22-22.30
(SEMPRE NELLA GIORNATA DI SABATO 20 OTTOBRE)


per info e prenotazioni rifondazionebarona@inventati.org

http://www.20ottobre.org/


Questo appello è stato pubblicato contemporaneamente dal manifesto, daLiberazione e da Carta.

L’attuale governo non ha ancora dato risposte ai problemi fondamentaliche abbiamo di fronte, per i quali la maggioranza degli italiani hacondannato Berlusconi votando per il centrosinistra. Serve una svolta,un’iniziativa di sinistra che rilanci la partecipazione popolare econquisti i punti più avanzati del programma dell’Unione, per evitareche si apra un solco tra la rappresentanza politica, il governo Prodi e chilo ha eletto.
Occorre fare della lotta alla precarietà e per una cittadinanza piena ditutte e di tutti la nostra bussola.
Noi vediamo sette grandi questioni. Quella del lavoro: cioè della suadignità e sicurezza, con salari e pensioni più giusti, cancellandodavvero lo scalone di Maroni e lo sfruttamento delle forme “atipiche”,e con la salvaguardia del contratto nazionale come primario patto disolidarietà tra le lavoratrici e i lavoratori. Quella sociale: cioè ilriequilibrio della ricchezza e la conquista del diritto al reddito eall’abitare. Quella dei diritti civili e della laicità dello Stato: finedelle discriminazioni contro gay, lesbiche e trans, leggi sulle unionicivili, misure che intacchino il potere del patriarcato. Vogliamo anche chesiano cancellate leggi contro la libertà, come quella sul carcere per glispinelli. Quindi, la cittadinanza: pienezza di diritti per i migranti,rapida approvazione della legge di superamento della Bossi-Fini, chiusuradei Cpt. La pace: taglio delle spese militari, non vogliamo la base aVicenza, vogliamo vedere una via d’uscita dall’Afghanistan, vogliamoche l’Italia si opponga allo scudo stellare. L’ambiente ha tantirisvolti, dalla pubblicizzazione dell’acqua alla definizione di nuovebasi dello sviluppo, fondate sulla tutela e il rispetto per l’habitat, ilterritorio e le comunità locali. Per questo ipotesi come la Tav in Val diSusa vanno affrontate con questo paradigma. La legalità democratica: lottaalla mafia e alle sue connessioni con la politica e l’economia.Nessuna di queste richieste è irrealistica o resa impossibile da vincoliesterni alla volontà della maggioranza. Il fallimento delle politiche diguerra dell’amministrazione Bush si sta consumando anche negli Statiuniti, i vincoli di Maastricht e della banca centrale europea sonocontestati da importanti paesi europei, l’andamento dei bilanci pubblicipermette scelte sociali più coraggiose. Ma siamo consapevoli che peraffrontare tutto questo occorre che la politica debba essere politica didonne e di uomini - non solo questione maschile - e torni ad esserepartecipazione, protagonismo, iniziativa collettiva.
Per questo proponiamo di ritrovarci a Roma il prossimo 20 ottobre per una grande manifestazione nazionale: forze politiche e sociali, movimenti, associazioni, singoli. Chiunque si riconosca nell’urgenza di partecipare,per ricostruire un protagonismo della sinistra e ridare fiducia alla partefinora più sacrificata del paese.

18 ottobre 2007

NASCE IL COORDINAMENTO SINISTRA ZONA 6



INCONTRO SULLA SINISTRA,
SULLA CITTA’ E SULLA ZONA 6

Welfare, lavoro, informazioni, conflitto, partecipazione, territorio…

Brindisi per la nascita del Coordinamento sinistra zona 6 e
incontro – confronto sulla Sinistra nella città e nella nostra zona.

Premessa: un bicchiere di vino e qualche stuzzichino
Introduzione: Luca Gibillini – Coordinamento Sinistra Zona 6
Intervento: Francesco Rizzati (Consigliere Comunale PDCI –
Coordinamento sinistra Consiglieri Comunali)

Parlate, proponete, criticate, sollevate, sottolineate… insomma partecipate.

Conclusioni: Un bicchiere di vino e qualche stuzzichino.

Rifondazione Comunista –Sinistra Democratica – Lista Fo – Partito
Comunisti Italiani – Verdi – Socialisti Democratici Italiani (Sez. Arnaudi)

I Consiglieri di Zona: Roberto Acerboni (Rifondazione Comunista),
Massimo Camerini (SDI), Romolo Guarino (Sinistra Democratica),
Gabriele Pellizzari (Rifondazione Comunista), Elisa Scarano (Verdi),
Angelo Valdameri (Lista Fo)

01 ottobre 2007

TORNIAMO A GENOVA


2001 - 2007: GENOVA BRUCIA ANCORA

Eravamo a Genova nel 2001 a sputare bile e succhi gastrici.
Eravamo a Genova sabato notte a veder sfilare le barelle, a piangere davanti al sangue sui muri, senza poter far nulla.
Eravamo lì perché non c'era giustizia allora, così come non c'è giustizia adesso.
Saremo a Genova di nuovo il 17 novembre del 2007.
Da allora nulla è cambiato, e 25 persone rischiano di pagare per tutti.
Non possiamo lasciarli soli, perché la loro condanna è la cancellazione della nostra memoria.

Entro dicembre verranno chiusi due procedimenti giudiziari che riguardano la nostra storia e la stagione dei movimenti che abbiamo conosciuto e animato in questi anni. Verranno pronunciate le sentenze per i processi ai 25 manifestanti indagati per le vicende del G8 e per gli inquisiti di Cosenza per il "sud ribelle".

Le richieste di condanne sono pesantissime, così come il reato che viene contestato: devastazione e saccheggio. Non possiamo accettare che la nostra storia, la storia di quelle giornate venga riscritta in tribunale, ricostruita ad hoc dalla magistratura e dalla destra per coprire le responsabilità delle forze dell’ordine che picchiarono, torturarono, spararono e uccisero. Rivendicare la nostra storia vuol dire non accettare che 25 persone finiscano in carcere per un totale di 225 anni. Rivendicare la nostra storia, via tolemaide e le giornate di Genova, vuol dire tornare a chiedere verità a giustizia e ribadire la necessità della commissione d’inchiesta. Lo faremo, a Genova, il 17 novembre. Stiamo costruendo, insieme a tanti soggetti della sinistra, una manifestazione nazionale per impedire che venga processata e riscritta in un’aula di tribunale una pagina di storia così importante e drammatica per la nostra generazione, per tutti. Non accetteremo che l’assurda accusa di devastazione e saccheggio segni la fine delle pratiche di opposizione ai potenti e limiti la libertà di movimento per gli anni a venire.

Il corteo partirà alle ore 16 dalla comunità di Don Gallo di San Benedetto, a pochi metri dalla stazione Fs di Genova Principe.

Torniamo a Genova il 17 novembre. Per Carlo, per la liberazione dei 25, per noi. Perché la nostra storia non si processa.


CHIAMATECI O MANDATECI MAIL PER INFO SUI PULLMAN
RIFONDAZIONEBARONA@INVENTATI.ORG
347/5237754 LUCA

25 giugno 2007

Dritto a sinistra, l'unica porta

di Luca Gibillini

Lo scenario che si sta definendo, con contorni più evidenti ogni giorno che passa, non può lasciarci indifferenti e silenziosi.
La destra avanza con una strategia ormai non più velata. Costruisce emergenze mediatiche, creando opinione e facendo cultura, cavalca il malcontento e l’opinione che suscita, propone soluzioni che sono sostanzialmente repressione e controllo.
Il Partito democratico nascituro, fa i conti con questa strategia e si inserisce nel dibattito politico sempre di più sui temi e sui contenuti sollevati dalla destra. Chiamparino, Galan, Turco e Fassino a livello nazionale ed ora anche nella dimensione milanese a spada tratta Penati, Fiano, Rozza rilanciano il tema sicurezza con il taglio securitario e repressivo che credevamo appannaggio della destra peggiore.
Chi non può affrontare il tema del degrado, il tema dello sviluppo e il tema della sicurezza in questi termini, non riesce a reagire. Non riesce perché l’operazione “creare paura” e “lavorare sulla percezione del rischio” è riuscita e perché non ci sono ambiti e soggetti sufficientemente forti per proporre ricette, soluzioni ed approcci culturali alternativi a quelli (sovrapposti e coincidenti) della destra e del Partito democratico.
La società sta cambiando rapidamente, sta, possiamo dire, degradando ad uno stato di individualismo e di paura diffusa. Questo sta accadendo, non come lungo processo evolutivo (o degenerativo), ma a balzi, attraverso lo strumento dei media, dell’impatto immediato sulle pance delle persone, sull’incertezza e la precarietà diffusa e non del tutto razionalizzata.
Facciamo tre esempi.
- Il lungo dibattito sulle droghe aveva assunto, fino alle politiche del 2006 (neanche un anno fa!), dei contorni interessanti. Si parlava di dialogo e di anti-proibizionismo. Oggi, una serie di notizie flash (decontestualizzate, sparate con i titoloni) e di allarmi gridati a gran voce hanno invogliato molti politici credibili e di centro sinistra, da Chiamparino a Mercedes Bresso, da Livia Turco ad Amato, addirittura a chiedere dura repressione, con i NAS nelle scuole, abolendo di fatto dalla discussione quelle poche conquiste culturali che sembravano acquisite. La prevenzione, i giovani interpretati come risorsa e non solo problema sociale, il dialogo generazionale.
- Il tema della sicurezza. Quasi scontato. Emergenza sicurezza è diventata emergenza stranieri (alla faccia di ogni dato della questura e di buon senso). Da stranieri a Rom e nomadi il passo è stato breve. La destra ha fatto campagne elettorali sui rom. Vincendole. Oggi, il Partito democratico, invece di provare ad affrontare la sfida su altri campi, si accorge di aver perso su questi terreni e cerca di farli propri. Ed ecco che Penati esce sui giornali con requisitorie sulla legalità, contro i rom, addirittura attaccando il governo e chiedendo improbabilissime moratorie del trattato europeo di mobilità verso Bulgaria e Romania. E dal dibattito pubblico spariscono alcuni termini che noi ancora sentiamo attuali. Anzi: attualissimi: solidarietà, opportunità, integrazione, rispetto, lavoro, povertà.
- Infine, ma non marginale, il lavoro, le pensioni, i diritti elementari. Ma più evidente di tutti: La famiglia, i pacs, la laicità dello stato. Il prezzo da pagare per costruire il PD è l’abbandono dei Dico. Ormai un’improbabile operazione parlamentare. Già i Dico erano, in tempi elettorali, una bassa mediazione sui diritti. Negli ultimi mesi il governo di centro sinistra è riuscito a spostare a destra l’intera cultura nazionale, rimettendo all’ordine del giorno la centralità della famiglia.

Creare spazi politici, culturali. Questa pare l’emergenza. L’alternativa sembra che sia, altrimenti, inevitabile: la costruzione del bipolarismo perfetto, all’Americana, dove esistono due partiti speculari l’uno all’altro, che dicono cose simili, con piccole sfumature, con tutto il dibattito politico concentrato sui nomi, sull’onestà e la simpatia di questo o quell’altro, con l’uscita definitiva di scena della politica, dei contenuti, delle prospettive di società.

Creare spazi politici, crediamo vada fatto su due direttive che si incrociano, ma che sono quasi indipendenti:
Da un lato costruire il soggetto politico di riferimento della Sinistra Europea, contenitore e spazio per molti che non si riconoscono nella dimensione tradizionale del partito politico, che sia punto di collegamento tra società e politica, tra istituzioni e movimenti, laboratorio politico e movimento culturale.
Dall’altro lato, forse ancora nella fase con carattere più di emergenza, costruire uno spazio politico in cui possano discutere e ritrovarsi le forze politiche e sociali di sinistra, come lo sono i partiti milanesi di Rifondazione, dei Comunisti Italiani, i Verdi, Sinistra Democratica, comitati e liste civiche come la Lista Fo. Uno spazio politico dove ognuno può mantenere la propria identità, le proprie specificità, ma che possa rappresentare chiaramente uno strumento di battaglia politica e culturale, con una linea chiaramente alternativa alla destra, ma anche al Partito Democratico.
Non ha molta importanza come si definirà questo spazio, se come federazione, come soggetto politico, o più linearmente come cantiere politico (pensiamo al percorso che aveva portato all’Unione ). Quello che ha importanza è che si ritorni, a Milano, come in Italia, a dire cose di sinistra, a costruire consenso, ma soprattutto, a fare opinione, a fare cultura.
Ci sono alcuni temi che devono essere prioritari, perché sono i cavalli di troia della destra e del PD, ma anche altri temi che devono tornare ad essere cavalli di battaglia nostri e di tutta la sinistra: Un’altra sicurezza, un altro sviluppo dei territori, la difesa dei diritti, il ruolo del pubblico.
La strada da percorrere non si può pensare lunga e tortuosa, ma semplice e diretta, come semplice e diretta è la comunicazione che dobbiamo re-imparare a fare verso la società, dicendo cose semplici, precise e senza indecisioni, cose capaci di creare un immaginario, quindi di ridare speranza di cambiamento ai tanti che non vedono baricentri attraenti e che quindi si sfilano dall’impegno politico.
E’necessario che si inizi nei territori, che non si aspettino direttive da fuori di noi.
Ma soprattutto è necessario che ci si veda per definire, con chiarezza e puntualità, cosa ci unisce, quali sono le necessità che la fase ci impone, ma anche quelle che la nostra pancia ci consiglia.
Il resto è naturale: bisogna iniziare a fare iniziativa politica e cultura fuori di noi.

21 giugno 2007

Il Veliero


“Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa (il fiocco a collo e la barra sottovento) che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione”
Luca Gibillini, Ombretta Fortunati, Roberto Acerboni, Gabriele Pellizzari, Massimo Bertani, Stefano Villani, Nerina Fiumanò, Daniela Mossoti, Amanda Prevedoni, Tazio Trevini, Massimo Barbieri, Silvia Nannicini, Valeriano Cisini